Con la vicenda Marino il PD renziano calpesta ancora una volta le regole democratiche e istituzionali e straccia definitivamente la propria carta di identità.
Per non affrontare la crisi nel suo luogo naturale,
l’aula consiliare e lì, alla luce del sole, spiegare i motivi del ritiro
della fiducia al proprio sindaco, Il PD estorce con metodi vessatori e
ricattatori le dimissioni ai propri consiglieri, per poi lanciarsi in
una forsennata campagna acquisti tra le file
delle opposizioni per arrivare al fatidico numero di venticinque
‘coltellate’. E arriva addirittura a ventisei (“ ma sì abbondiamo”, alla
Totò) giacchè, comè noto, la madre dei pavidi, dei ricattabili e dei
voltagabbana (‘Marino chi?’) è sempre incinta.
Il bullismo assurge a modello di governo, e di pupi da sottomettere e manovrare ce n’è quanti ne servono e anche di più. Risultato: comune di Roma commissariato, in arrivo una bella fetta di torta (500 milioni per il Giubileo) da arraffare, il Vaticano e i ’poteri forti’ (occulti e non) che gongolano. Di Roma, degli elettori, delle regole della democrazia non frega niente a nessuno. Tanto, per il PD, la prossima tornata elettorale è perduta, e lo sanno da tempo. Ma intanto, più con le cattive che con le buone, hanno ottenuto dei bei ‘premi di consolazione’ da spartirsi, e senza quel rompiscatole di marziano tra i piedi. Ma sì, bene, bravi, bis. Fino al prossimo disastro elettorale.
Un solo consiglio: abbiate un sussulto
di coerenza e cambiate nome, per favore.