Le dimissioni di Maria Carmela Lanzetta ci addolorano, ma non ci sorprendono. La coraggiosa ‘sindaca’ di Monasterace rappresenta un raro esempio di amministratore che non chiede nulla di più che operare in maniera ‘normale’ per il bene della sua comunità. Cercare di farlo in un territorio dove l’illegalità, il clientelismo e il pregiudizio maschile sono ancora assi portanti del vivere civile e sociale, fa di queste aspettative una vera utopia, un’impresa titanica destinata al fallimento.
Ed è emblematico il contesto e le motivazioni in cui questa decisione è maturata: non già gli attentati, le minacce e l’intimidazione mafiosa (che non erano bastati in passato a farla desistere) ma la consapevolezza che la sua stessa giunta non era compatta in alcune decisioni (costituzione di parte civile contro le malversazioni di alcuni dipendenti comunali) che avrebbero richiesto una unità monolitica da parte di tutta l’amministrazione di Monasterace.
Per chi come noi ha avuto la fortuna di conoscere questa donna timida e minuta, ma traboccante di passione civile, di forza d’animo e di intransigenza, dedicandole (insieme a Elisabetta Tripodi e Maria Teresa Collica) la Giornata della Coerenza Civile, il suo irremovibile fermarsi, motivato da una toccante lettera alla Boldrini, non fanno che confermare la eccezionalità del personaggio.
Purtroppo, di questi tempi e in queste italiche contrade, come diceva il cantautore, ‘la cosa eccezionale è essere normale’