Caro Raniero, leggo oggi, ripreso da Liberacittadinanza, il tuo articolo sul Fatto quotidiano e lo trovo incardinato su un punto essenziale: la leadership occidentale che sostiene Zelensky dovrebbe convincerlo ad accedere a una forma di negoziato. Da ciò nascono vari problemi. Il primo: perché la tua esortazione riguarda solo Zelensky? Perché non, prima di tutto, Putin? Perché chiami in causa solo la vittima e non l’aggressore? Non posso pensare che, secondo te, questo abbia ragioni a sostegno dell’aggressione e che la vittima non abbia ragioni a sostegno della difesa. E’ ragionevole supporre che tu immagini che non si riesca a persuadere l’aggressore e quindi per far finire lo strazio della guerra l’unica soluzione è il cedimento dell’aggredito? E’ così? Se così fosse si tornerebbe all’idea mai confessata ma intensamente pensata nella sinistra italiana: era meglio se gli ucraini si arrendevano fin dall’inizio; in cambio del tallone russo sul collo dell’Ucraina si sarebbero evitati i tormenti della guerra e la minaccia dell’olocausto nucleare. Insomma a Putin non si può chiedere di accedere al negoziato, né di rinunciare alla minaccia nucleare. Questa è una prospettiva fatale che è possibile scongiurare solo invitando l’aggredito ad accettare un negoziato che l’aggressore rifiuta risolutamente fin dall’inizio.
Il secondo problema: la rinuncia a chiamare Putin al negoziato e la richiesta al solo Zelensky di accedervi contiene in sé un punto di partenza irrefutabile. E’ ammettere che Putin non ha niente da contrattare e che solo Zelensky può invece negoziare: che cosa? E’ evidente, la rinuncia all’integrità territoriale ucraina. Non è un’idea nuova: fin dall’inizio della guerra il punto di vista filorusso ha sostenuto che l’Ucraina dovrebbe rinunciare al Donbass, al Donetsk e alla Crimea. Ma una cosa era rinunciarvi all’inizio, a guerra appena iniziata: sottomissione in cambio della rinuncia all’uso della forza; ipotesi non sapremo mai quanto realistica. Ma ora che la forza è stata dispiegata con infinita crudeltà, l’Ucraina dovrebbe rinunciarvi dopo che il suo territorio è stato messo a ferro e fuoco, ha subito un esodo biblico, distruzione di città e paesi, perdite di popolazione civile, spianamento delle infrastrutture, stragi, deportazioni, avvelenamento delle campagne, inondazioni artificiali. Non si può far finta che tutta la guerra non si sia svolta dentro e contro l’Ucraina: salvo minime eccezioni il territorio russo e la sua popolazione sono intatti. Anzi qualcuno fa scandalo perché ogni tanto il territorio russo viene colpito: la guerra russa dev’essere del tutto asimmetrica! E dopo aver subito l’indicibile l’Ucraina dovrebbe accettare un negoziato del tutto asimmetrico solo per evitare che l’ecatombe continui?
Impostata la questione sulla base di questa necessità resta aperto un altro problema scottante che nessuno a sinistra vuole affrontare: chi pagherà gli incalcolabili danni prodotti dalla guerra russa contro l’Ucraina? Secondo i sostenitori della guerra russa provocata dall’occidente toccherebbe all’occidente provocatore ma non oso pensare che tu possa ritenere la Russia assolta da ogni colpa.
C’è un altro orizzonte della questione. Al di là delle ragioni dei contendenti, in qualsiasi modo possano essere giudicate, la linea estrema di ragionamento a favore del negoziato a tutti i costi si attesta, anche nel tuo articolo, su un punto finale: bisogna in ogni caso scongiurare la minaccia nucleare. Se l’unica via è non la rinuncia di chi minaccia ma il cedimento di chi subisce, ciò sarà anche una via dolorosa ma è inevitabile. Dunque la minaccia della Bomba prevale su tutto e alla minaccia si può rispondere solo con la sottomissione. Ma, ottenuta soddisfazione, chiunque sia il soggetto che esercita la minaccia si accontenterà del primo successo? O ci preparerà una sequenza di cedimenti? Il futuro di pace si prospetta solo come costante cedimento alla Bomba?