La materia é incandescente e lo sarà presto anche di più. Gli esperti sui due fronti si stanno già misurando: chi dice che Trump ha agito per limitare il potere crescente dell'Iran sul teatro orientale, chi sostiene che l'ha fatto per motivi egoistici in vista delle elezioni prossime.
Ma all'origine dell'azione pluriomicida di Bagdad (per fermare il generale iraniano sono state ammazzate altre nove persone compresa la nuora) sta una lunga catena di precedenti il cui inizio é l'invasione americana dell'Iraq con la scusa inventata delle armi di distruzione di massa e della necessità di punire gli autori dell'attacco alle torri gemelle del settembre 2001.
Doppia menzogna americana e occidentale (complice il sempre sorridente Blair): l'Iraq non aveva niente a che fare con Al Quaeda e non aveva armi di distruzione di massa. Il risultato della brillante invasione é stata invece la totale destabilizzazione dell'Iraq e la sua trasformazione in un crogiolo di disastri, interni e internazionali. Il fatto compiuto ha prodotto in serie altri inevitabili fatti compiuti.
Ora chi sostiene che l'attacco di Trump era giustificato dalla necessità di limitare l'aggressività iraniana dovrà spiegare che cosa dirà dopo l'inevitabile ritorsione che l'Iran adotterà verso gli USA. Intanto sarà chiaro che i missili di Bagdad avranno giustificato una nuova aggressività dell'Iran.
E allora dopo il nuovo fatto (non ancora compiuto ma prossimo e sicuro) così come adesso si sprecano gli inviti all'Iran a evitare l'escalation delle vendette si moltiplicheranno gli stessi richiami agli USA? O sarà riconosciuto agli USA un replicato diritto di risposta? La logica del fatto compiuto non contempla interruzioni gratuite nella catena delle aggressioni, quindi dobbiamo aspettarci il peggio.
Ma per non perdere il filo della memoria ricordiamoci che tutto é cominciato con un altro demente alla presidenza degli Stati Uniti (che in Florida aveva prima impedito di votare agli elettori di Gore e poi bloccato il riconteggio dei voti secondo la procedura istituzionale).
Sintomatiche le critiche a Obama: negli USA i presidenti che non fanno guerre e colpi di stato all'estero non godono buona stampa.
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